Sesso e società

L’uomo è qualcosa che dev’essere superato.
La terra ha una pelle; e questa pelle ha malattie.
Una di queste malattie si chiama uomo.
Friedrich Nietzsche

Edvard Munch, Ritratto di Friedrick Nietzsche

Nell’antica civiltà greca, in un tempo molto lontano, l’eros era una forza divina che introduceva a ogni forma di bellezza ma poteva anche distruggere l’anima. «Duplice è l’arco della beltà che Eros tende su di noi: l’uno ci porta felicità, l’altro rende la vita torbida» recita Euripide in Ifigenia in Aulide, ed Esiodo fa nascere Eros subito dopo il Caos primigenio, tra Gaia (la Terra) e Tartaro (l’Abisso).

Platone nel Simposio racconta che alla domanda di Socrate sull’essenza dell’Eros, la sacerdotessa Diotima di Mantinea risponde: figlio di Pòros e Penia, abbondanza e povertà, Eros è un’entità demoniaca in costante tensione tra il bisogno e la mancanza. È contraddittorio, né bello né buono, né mortale né divino, aspira alla bellezza e alla felicità ma rimane sempre a metà tra i due estremi, si muove per sua natura tra il mortale e l’immortale. In rapporto con gli uomini e con gli dei, è il demone potente del desiderio.
Sappiamo bene quanto la forza dell’eros abbia influito nella vita degli uomini e nella struttura della società. È argomento trattato da filosofi, psicologi, sociologi, antropologi e da molti altri, da Sigmund Freud a Herbert Marcuse, da Karl Marx a Friedrich Nietzsche, per citarne solo alcuni, nel tentativo di determinare il contrasto tra la felicità dell’individuo e la responsabilità sociale.
La sessualità è l’intero complesso dei fenomeni fisiologici, psicologici e comportamentali relativi al sesso del genere umano; all’istinto di ogni essere vivente l’uomo aggiunge la consapevolezza del proprio sesso, dei desideri, delle sensazioni, delle percezioni e della funzione riproduttiva degli organi genitali. Proprio da tale funzione e dalla diversità sessuale dipendeva l’organizzazione di ogni società nelle varie epoche storiche. Pur essendo un dato naturale incontrovertibile, la differenziazione sessuale è manipolabile: in alcune società si presta a molte elaborazioni simboliche e spesso è concepita in termini di asimmetria e gerarchia, nella quale il sesso maschile è quasi sempre rappresentato come dominante, forse per contrastare il potere della capacità riproduttiva della donna.
Se Marx aveva messo alla base della civiltà moderna la dinamica del potere dell’economia, Freud aveva sottolineato quanto i comportamenti generati dalle pulsioni dell’inconscio, tesi alla felicità, venissero condizionati da leggi coercitive e comandamenti morali. Ma nessuna forma di potere, istintiva o indotta, maschile o femminile, è sufficiente a spiegare l’essenza della sessualità. Ci hanno provato anatomia, fisiologia, genetica, etnologia e psicoanalisi. La sessualità non si riduce al funzionamento dell’apparato genitale che può procurare piacere, ma coinvolge tutti i sensi, tutta una serie di attività già presenti nell’infanzia.
In Tre saggi sulla teoria sessuale Sigmund Freud fa precedere la teoria evolutiva della sessualità da una trattazione delle perversioni. Nella sessualità infantile si notano delle eccitazioni genitali precoci affini alle attività pervertite dell’adulto quando si adoperano zone erogene diverse da quelle genitali, indipendentemente dall’esercizio di una funzione biologica. Freud intendeva dimostrare che ciò che talvolta appare patologico nell’adulto, costituisce la normalità nel bambino, che nasce dotato di una precisa organizzazione sessuale e di una energia sessuata. Arriverà successivamente alla genitalità adulta senza problemi, se lo permetteranno le barriere del pudore e della moralità che la società innalzerà nei suoi confronti.
Dal punto di vista antropologico, il mito di Edipo ha fatto dell’incesto e della sua proibizione la legge del matrimonio, della famiglia e della prima organizzazione della vita sociale.
Il movimento femminista contesterà in parte il pensiero freudiano, elaborando uno sviluppo della sessualità femminile autonomo rispetto al maschile. Le discussioni sulle scelte sessuali e le scelte d’amore coinvolgeranno il pensiero femminile spostando il tema dalla sessualità alla sensualità.
L’uso di tutti i sensi nel percepire il piacere nei suoi molteplici aspetti, allarga il campo del piacere e amplia il significato dell’eros.
Nel contrasto perenne tra felicità e morale, Freud introduce il concetto di Super-Io, come limite all’invadenza dell’Eros per conto della società. Anche se la parte bambina di ciascuno di noi è recalcitrante di fronte all’etica della responsabilità sociale, la costante difficoltà a rinunciare alla felicità individuale a vantaggio delle norme serve a rendere possibile la convivenza degli esseri umani. La felicità intesa come piacere individuale porterebbe inevitabilmente alla solitudine, ma gli individui non vogliono essere solitari: abbiamo necessariamente bisogno gli uni degli altri perché solo nel rapporto si può costruire e rafforzare la figura psichica centrale dell’Io. La struttura della psiche è una graduale conquista individuale e affonda le sue radici nella dimensione più profonda della personalità, l’Inconscio, che non obbedisce a nessuna legge logica o valore morale. La parte che arriva alla coscienza e definisce la personalità è il risultato delle lotte e delle conquiste tra l’Inconscio e il Super-Io, luogo della “coscienza morale”, risultato dall’insieme delle censure e dei divieti che tengono sotto controllo le pulsioni primigenie del sesso.
In Disagio della civiltà Freud sottolinea come l’individuo tenda verso la libertà istintuale e mal ne sopporta la limitazione: «La libertà -egli scrive- non è un beneficio della cultura: era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subìto restrizioni con l’evolversi della civiltà».
Ma ogni libertà senza cultura “rende la vita torbida” scriveva Euripide.
Le emozioni non comprese e differenziate diventano grossolane, onnipotenti e terribili. L’eros è legato alla fantasia, il desiderio produce pensiero, il pensiero crea immagini, l’immaginazione allevia la sofferenza e cura la solitudine. La sana struttura psichica e la cultura di una civiltà sana rendono il sesso e l’immaginazione ricca di emozioni. Ogni emozione produce immagini e ogni immagine può introdurci in una natura ricca di odori, colori, suoni molteplici e sempre diversi, avvicina l’altro e stimola la curiosità verso la ricchezza della natura, dell’arte, della musica, di ogni sorta di bellezza.
Ne L’avvenire di un’illusione Freud tratta del bisogno psicologico della religione, descritta come illusione di un bambino che ha bisogno di un padre («... incarnazione dei più antichi, forti e profondi desideri del genere umano»). D’altra parte «Gli dei hanno sempre svolto un ruolo importante: esorcizzano il terrore delle forze naturali, riconciliano l’uomo con la crudeltà del Fato, in particolare nella forma della morte, e offrono una consolazione per le sofferenze e le privazioni che una vita civilizzata ha imposto».
Solo i tabù e le norme morali dettate da ignoranza, superstizioni e interesse, così come la non accettazione di una sessualità non codificata, hanno provocato a molte generazioni sofferenza, nevrosi, solitudine, complessi e sensi di colpa.
Herbert Marcuse riprende le tesi di Freud sui costi che la civiltà impone all’eros. La sottomissione si ripete continuamente. Il dominio del padre primordiale e successivamente il dominio dei figli e del clan fraterno si è trasformato, egli afferma, in dominio sociale e politico istituzionalizzato. L’uomo e i suoi processi psichici, un tempo autonomi, vengono assorbiti dalla funzione dell’individuo nello stato e dalla sua esistenza pubblica. L’eros entra di diritto nelle categorie politiche. In Eros e civiltà spiega quali siano le condizioni che permettono di pensare a una società in cui l’eros è liberato e a una civiltà che non abolisce il principio del piacere.
Tra passione e filosofia si dipana sull’argomento anche il pensiero di Nietzsche. Definito mistico, ateo, antimetafisico, nichilista, distruttore dei valori e fondatore di nuovi valori, egli si esprime sull’amore, la politica, la società, sulle donne e il femminile. Sono pochi gli autori (tra cui Jacques Derrida e Luce Irigaray) studiosi del suo pensiero che oltre a La volontà di potenza, L’eterno ritorno, il concetto di Oltreuomo, hanno analizzato l’importanza del femminile e della donna nella filosofia nietzschiana, da La nascita della tragedia al Crepuscolo degli idoli o a L’Anticristo.
Considerare Nietzsche misogino e odiatore delle donne è molto riduttivo, afferma Federica Negri nel suo libro Ti temo vicina, ti amo lontana. Nietzsche il femminile e le donne. Bisogna distinguere tra il femminile e la donna, spesso contrapposti all’interno dello stesso discorso. Aldilà di una discutibile misoginia, nel pensiero di Nietzsche è sempre evidente un sottile ragionamento che propone il femminile e la donna come elemento assolutamente positivo, forse come utopia fondativa di una nuova “vita filosofica”. I concetti di utopia con valenza positiva e di fondazione, nel senso di capacità creativa, alludono a un nuovo modo di fare filosofia da parte della donna che dice sì alla vita. Alla sentenza del Sileno nella “Nascita della tragedia” (Meglio sarebbe per te non essere nato, non essere, non essere niente. Ma la cosa migliore per te è morire presto) Nietzsche contrappone un Dioniso “femminile” creativo, vitale e sregolato, dove il femminile è inteso come “alternativa utopica forte”.
Il femminile e la donna entrano in un progetto di ricostruzione: c’è un nesso tra il femminile immaginato dal filosofo e la figura dell’Übermensch, tra l’uomo che tende all’Oltreuomo e la donna “dionisiaca” rappresentata da Arianna, sposa amata da Dioniso ma anche archetipo della donna potente e possibile progenitrice dell’Oltreuomo.
In queste immagini c’è un superamento della “donna Medusa” potente e terribile. Arianna rappresenta il doppio femminile di Dioniso: «Sii saggia, Arianna…hai piccole orecchie, hai le mie orecchie: metti là dentro una saggia parola…io sono il tuo labirinto».
Nietzsche allarga il dominio di una visione filosofica maschile anche al pensiero femminile, unendo in tal modo anima e corpo. Sarà Arianna ad aiutare Teseo a salvarsi dal Minotauro e uscire dal Labirinto, sarà poi da lui abbandonata e avrà in tal modo la possibilità di permettere alla sua potenza femminile di affermarsi. Teseo incarnerà l’uomo “superiore”, sconfiggerà il mostro ma non avrà mai la virtù essenziale di liberarsi dal giogo. Teseo non supererà mai fino in fondo la dipendenza dalla donna madre-sposa-sorella; Arianna invece, dopo aver superato il dolore dell’abbandono e il senso di vendetta, riaffermerà la sua potenza femminile divenendo benefica e affermativa.
Se la donna vuole veramente creare qualcosa di nuovo, deve abbandonare ogni modello di mascolinità. È la conversione al femminile di cui parla la filosofa psicoanalista Luce Irigaray. Senza una vera affermazione della forza femminile, una politica della donna rimane tutt’al più uno slogan.
Di Nietzsche e della sua passione estrema Lou von Salomè scriverà: Nietzsche era uno che «viveva il pensiero molto più di quanto non lo pensasse». Il suo disprezzo per la donna è rivolto alla donna borghese, priva di spirito, emancipata ma con lo spirito in catene, vendicativa.

Apodyterium, Terme Suburbane, Pompei

Nell’antica civiltà greca la sessualità, come ci viene tramandata dalla storia, dalla poesia, dalla pittura classica e dalla letteratura, era vissuta fin dall’adolescenza non solo in quanto attività erotica ma innanzitutto come ricerca della bellezza e del piacere che interessava tutti i sensi. La bisessualità era considerata normale, così come normali erano i rapporti tra uomini adulti e giovani adolescenti o tra ragazze. Le spose erano viste più come madri amorevoli che come amanti, i piaceri del sesso appartenevano al mondo delle prostitute. Le giovani fanciulle, specialmente quelle di famiglia nobile, venivano educate sui valori che la società aristocratica richiedeva a una donna. Nel Tiaso si insegnava l’amore, la delicatezza, la grazia, l’eleganza, il canto, la danza, la poesia. Frammenti della poesia di Saffo di Lesbo, capostipite della poesia amorosa, che descrivono la vita, gli amori, i riti sacri per Afrodite e per le muse, sono arrivati fino a noi. La letteratura latina e i vari reperti di archeologia classica ci mostrano una libertà sessuale dell’antica Roma che il predominio sessuale dell’ebraismo e del cristianesimo censurerà come licenziosità e abuso sessuale. In realtà sappiamo che esistevano delle norme sociali che interessavano sia la vita privata che quella pubblica. L’etica della civiltà romana interessava aspetti sociali, religiosi, culturali, letterari, artistici. Il censore era un magistrato che supervisionava la moralità pubblica. Michel Foucault in Storia della sessualità racconta della sessualità vissuta liberamente nel mondo greco romano controllato dalla moderazione e dall’arte di gestire il piacere sessuale. Esisteva nell’ambito del patriarcato il concetto di virtus intesa come auto disciplina. Per Foucault, il bisogno continuo di definirsi e regolamentarsi è una forma di strumentalità da parte del potere, non serve affatto a qualificare una persona o un’istituzione. «La sessualità, allora come oggi, è uno dei nodi nelle politiche produttive del potere che spinge ad etichettare di continuo il nostro orientamento e i nostri gusti». Il continuo bisogno di definirci, lungi dal ricercare la libertà, è un’ennesima forma di assoggettamento. In Foucault c’è l’idea di una sessualità succube di un dispositivo di potere storicamente atto a normarla. Proprio l’epoca moderna è caratterizzata non certo da un eccessivo moralismo, quanto di un continuo discorrere sulla sessualità.

Memmo di Filippuccio, Camera del Podestà, San Gimignano

La storia del sesso nei mille anni di Medioevo è piena di contraddizioni. All’amore gioioso e libero del basso Medioevo, descritto dal Boccaccio nel Decamerone, si contrappone nell’alto Medioevo la proibizione del piacere inteso come peccato della carne e dei rapporti sessuali non finalizzati alla procreazione. Il potere della chiesa demonizza il corpo e la donna e punisce severamente ogni disobbedienza. Nessuna imposizione religiosa impedirà comunque anche a prelati, vescovi e papi di vivere licenziosamente, possedere donne e avere figli illegittimi. Gli intrecci amorosi clandestini erano consumati nei bordelli riconosciuti legittimi e spesso nell’intimità delle chiese.
Fino al dodicesimo secolo la chiesa si arroga il diritto di quando e come fare sesso. In Sexualités au Moyen Age dello storico francese Jacques Rossiaud si legge che:
- Non si possono avere rapporti a Natale, a Pasqua, a Pentecoste e Assunzione;
- L’unica posizione lecita è quella del missionario che facilita la procreazione;
- Ogni altra posizione suscita la collera di Dio. Inammissibile la posizione del “cavallo erotico” (la donna sopra) condannata dai teologi e ritenuta pericolosa dai medici;
- Soltanto nei bordelli è permesso tutto, salvo nel venerdì santo;
- Vari i metodi contraccettivi: amuleti, genuflessioni, acqua ghiacciata per raffreddare il seme;
- Si consigliano due amplessi la settimana, di più accorciano la vita;
- Qualunque tipo di piacere non abbia come fine la procreazione è definito come sodomia e quindi punito;
- Non bisogna presumere vergine nessuna donna al di sopra dei vent’anni salvo che la sua castità non sia provata.
Tutto ciò comunque non impedisce di considerare il sesso un atto naturale e un dono di Dio. Non c’è più l’immaginazione e la fantasia della Roma antica che ammiriamo nei mosaici di Pompei.
La chiesa fu comunque anche al centro della vita culturale grazie ai monaci benedettini che conservarono i testi dell’antichità classica. È l’epoca in cui dal latino nacquero le lingue volgari, quelle del ceppo germanico nell’Europa settentrionale e quelle delle lingue romanze nelle regioni meridionali. Le varie corti feudali divennero centri culturali; nacque la letteratura in volgare ispirata alla vita dei cavalieri, diffusa dai giullari. In Italia sorsero nuove scuole, anche laiche, e le prime università (tra le più importanti Bologna e Salerno), nacque la filosofia scolastica, della quale fu un importante rappresentante Tommaso D’Aquino, che cercò di fondere la teologia classica con quella filosofica di Aristotele.

Sandro Botticelli, Venere e Marte, National Gallery

In contrasto col periodo medievale negli anni dell’Umanesimo e del Rinascimento c’è una rivalutazione dell’essere umano e dei suoi bisogni spirituali e temporali. Uscito dalla dipendenza della teocrazia, l’uomo riprende nelle sue mani il proprio destino e il suo piacere.
Le humanae litterae si contrapporranno alle divinae litterae e se l’Umanesimo incrementa il movimento ideologico e letterario, il Rinascimento può considerarsi l’epoca della rinascita della cultura su larga scala e la conquista della libertà dell’uomo, padrone della sua mente e del suo corpo. E’ l’epoca di Leonardo, Michelangelo, Ariosto, la sessualità dei quali non era soggetta a repressione. La letteratura dell’epoca è piena di racconti sulle relazioni amorose, anche quando omosessuali o riguardanti il clero. Su richiesta di trenta giovani aristocratici, i Medici a Firenze abolirono le norme che condannavano i sodomiti all’esilio e alla perdita dei beni di proprietà.

Pontormo, Venere e Amore da Michelangelo

Un costante controllo della sessualità lo ritroviamo invece nel periodo che va dal Rinascimento alla Rivoluzione francese. Non è questione di moralità ma una gestione di potere politico che mira alla tutela del matrimonio e alla stabilità sociale. Infatti i nobili con il loro comportamento facevano legge, i borghesi dovevano rispettare le norme e fuori dal matrimonio erano costretti ad amori clandestini, i poveri cristi con il loro sesso non davano fastidio a nessuno.
Dell’Ottocento si pensa spesso come a un’età sobria, austera e osservante delle leggi morali. Al primo posto il rispetto, la tutela e la salvaguardia dell’onore della donna, fedele e obbediente compagna del marito. Il matrimonio, base fondante della società, non prevedeva il piacere del sesso per la donna, alla quale anzi si chiedeva l’assoluta ignoranza di ogni pratica sessuale; a lei la gioia di essere madre e la cura della casa e della famiglia. Si faceva l’amore senza che la moglie avesse mai mostrato al marito il suo corpo nudo. Il piacere era riservato agli uomini con prostitute o amori clandestini. Emblematica la scena ne Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa in cui il principe di Salina, duca di Querceta, marchese di Donnafugata, dopo aver recitato il rosario con la famiglia, va a trovare l’amante. Non erano rari i figli naturali illegittimi, nati fuori dal matrimonio, spesso abbandonati o lasciati presso i conventi. I cognomi Esposto, Esposti, Esposito, Orfano, Proietti, Trovato, Ventura si dice derivino dall’abbandono dei bambini nella ruota degli esposti o xenodochio (già presente nel Quattrocento). I frutti del peccato e della lussuria lasciavano addosso la macchia indelebile della colpa. Un marchio indelebile era anche l’essere bastardo, alcuni bambini venivano allevati da nutrici a pagamento e dati in adozione. L’aborto era una pratica molto rischiosa e causa di morte. Il sesso nell’Ottocento è stato vissuto nella falsità e nella trasgressione di qualsiasi norma morale. Non erano rari gli incesti e i rapporti consensuali tra fratelli. Nobili e gentildonne vivevano il sesso in maniera molto libera. Sono arrivati fino a noi gli opuscoli libertini e le immagini di sesso esplicito che facilitavano le avventure licenziose mentre povertà e ignoranza alimentavano fenomeni riprovevoli: bambini violentati e genitori che venivano tacitati col denaro, sesso rubato dai padroni a serve e servi, preti che sfogavano le loro voglie con giovani parrocchiane inesperte, chierici o monache novizie ed educande.

Heinrich Lossow, Il Peccato

Una confusione morale e civile per quanto riguarda la sessualità continuerà per molti anni anche nel novecento. Durante la prima guerra mondiale le donne dovettero sostituire sul lavoro gli uomini partiti per il fronte; assumendo i loro ruoli, iniziarono a divenire consapevoli delle proprie capacità. Nel 1919 ottennero l’emancipazione giuridica e nel 1923 il diritto di voto alle amministrative, che la riforma fascista rese poi inapplicato. La libertà sessuale rimaneva confinata dal codice morale di “una buona gioventù”: era fondamentale non ricercare il piacere nel rapporto, perché l’abbandono al piacere è ritenuto un rischio verso ogni tipo di dissolutezza erotica. Ogni passione sessuale, come mostrare parti del corpo o “toccarsi” fuori dal matrimonio, era considerata dalla Chiesa peccato mortale. Non costituiva peccato per gli uomini frequentare case di tolleranza o soddisfare le proprie voglie con cameriere, donne di servizio utili a fornire ai giovani della “buona società” i rudimenti dell’anatomia. I rapporti mercenari avevano spesso come conseguenza la sifilide che gli uomini spesso trasmettevano alle mogli inconsapevoli. Nonostante i rischi, i bordelli rimasero “istituzionali” fino alla chiusura, nel 1958 con la legge Merlin. Lo Stato liberale, il Fascismo e la Repubblica avevano riconosciuto al potere della Chiesa, garante dei buoni costumi e dell’ordine pubblico, il ruolo fondamentale di delimitare con i suoi divieti e tabù i confini della sessualità e la protezione della sfera intima della coscienza umana. La logica della doppia morale santifica il ruolo della madre prolifica di pari passo col mito della patria.
Un veloce percorso verso una libertà sessuale avverrà con l’arrivo degli americani alla fine della seconda guerra mondiale e stravolgerà in parte il rigore sessuale. La povertà e la fame spingono a una prostituzione squallida e dolorosa che non aumenta il piacere ma allenta in parte i sensi di colpa. La degradazione del corpo venduto come carne da macello per pochi soldi o barattato con cibo in scatola, cioccolata, calze di nylon e preservativi, abbassa il senso morale e apre la strada a una nuova forma di libertà sessuale.
L’euforia prodotta dalla liberazione, la caduta del fascismo e il ruolo vissuto dalle donne nella lotta partigiana, aiuta l’emancipazione femminile. La donna non accetta più l’immagine di “angelo del focolare”, rifiuta la dipendenza di tipo patriarcale e ricerca una identità autonoma. Attraverso la conoscenza del proprio corpo la donna trova anche una certa libertà di linguaggio e di pensiero. Ha inizio una nuova educazione sentimentale e nel rapporto uomo-donna il sesso incontra la legittimità del piacere. Tutto il Novecento ha sicuramente aperto le porte a una sessualità più libera e responsabile, tuttavia questo passaggio verso una maggiore consapevolezza nasconde ancora nelle pieghe di una doppia morale molte zone d’ombra.

Franco Citti in Accattone (1961) di Pierpaolo Pasolini 

Nella seconda metà del secolo scorso Pierpaolo Pasolini realizza Comizi d’Amore, un’intervista, da Nord a Sud, sulle abitudini sessuali degli italiani di ogni ceto sociale, mettendo in luce l’ignoranza ed i moralismi che affliggono tutta la sfera privata. Incurante delle critiche, condannando l’ipocrisia e la falsità della chiesa e del partito comunista, difende il diritto a una sessualità libera. La sua dichiarata omosessualità non gli impedisce di desiderare e ricercare l’ordine e l’appartenenza a una società che purtroppo non lo comprende e che lo allontana nella tristezza e nella solitudine. Pasolini era un uomo alla ricerca della verità a tutti i costi, aveva criticato la “rivoluzione del 68” che definiva dei figli di papà conformisti e borghesi, privi di coraggio, abituati a una società che pagava prezzi altissimi, in termini spirituali, di una vita tesa al consumismo. Non ha senso combattere per omologare il proletariato alla borghesia, al fine di ottenere una paritaria distribuzione di beni di consumo. Una lotta di classe davvero rivoluzionaria dovrebbe mirare al rovesciamento dei rapporti di potere e rendere possibile una vita civile a tutti, compresi gli emigrati da zone povere, emarginati dal processo d’industrializzazione. Pasolini metteva in luce gli aspetti più amari e crudi della vita di una gioventù povera e sbandata, quella meglio gioventù ignorata e incolta descritta in Ragazzi di vita e Una vita violenta.
«All’inferno medievale delle vecchie pene si contrapporrà un inferno neocapitalistico», diceva. Il suo pensiero, letto oggi, risulta profetico: quei giovani, che ci ha mostrato in Accattone, La Ricotta, Mamma Roma, poveri e ignoranti ma desiderosi di conoscenza, sono oggi i giovani, in crisi di lavoro, ansiosi di appartenere al mondo del Grande Fratello. E la Chiesa che Pasolini aveva criticato per essersi uniformata all’influsso consumistico, perdendo ogni principio ideologico, non ha certo ritrovato la sua integrità.

Il prezzo che paghiamo in termini spirituali nella società moderna è troppo alto se rapportato, in nome del progresso e dell’evoluzione, ad una sorta di omologazione e di morte del pensiero. Il 2000 ha portato consapevolezza sessuale e libertà di affermare la propria identità maschile, femminile o fluida. Già dalla seconda metà del secolo scorso aborto, divorzio, tradimento, masturbazione, non costituivano alcun problema. Superato il falso mito della differenza tra sesso e amore, corpo e cuore possono arricchire la vita di relazione, se uniti da un rapporto affettivo animato di desiderio e ricco di fantasia.
Molto spesso accade che il sesso senza amore, prerogativa prevalentemente maschile nei secoli scorsi, sia diventato denominatore comune anche del femminile. Le donne, uniformandosi al maschio per rivalsa o per orgoglio o per gioco, cancellano la dolcezza dell’affettività che diventa corpo e del corpo che diventa sentimento. Oggi alle conquiste della modernità dobbiamo una serie di disfunzioni sessuali, la paura d’amare, la depressione, la noia. Il sesso, in larga misura, tende a diventare sempre più un tipo di sperimentazione fin dall’adolescenza, con o senza l’amore, da soli, in coppia o promiscuo.
All’influenza delle donne Pasolini attribuiva il suo comportamento poetico e civile. Il suo amore per la vita e per l’autenticità lo ha portato ad avere un’intimità e uno scambio costante con donne intelligenti, non addomesticate dalla società borghese. Il profondo rapporto con la madre è alla base del suo rapporto con donne lontane da ogni tipo di dipendenza, sempre fedeli a se stesse e capaci d’amare. Pasolini amava tutte le donne, che comprendeva nella loro ricchezza e nella loro miseria, nella loro intelligenza e capacità, vittime dell’umiliazione e dello sfruttamento o donne comuni autentiche e vitali non soggette a nessuna omologazione. Ma la grandezza del suo pensiero, dei suoi scritti e dei film, è stato rivalutato dopo la sua tragica morte.

Max Weber, La politica come professione 

Le tante straordinarie conquiste raggiunte nel corso degli anni sembrano essersi esaurite in una sessualità mercificata e politicizzata. Dopo la mercificazione del corpo e la pornografia, la sessualità si allontana ulteriormente dall’amore e dal sentire. Dall’ideologia e dall’etica si allontana anche la politica divenuta, come afferma Max Weber ne La politica come professione, “il mestiere di chi non ha mestiere” e che è pronto a cambiare bandiera per interesse o vendersi al migliore offerente. Il potere di chi gestisce la cosa pubblica è molto spesso al servizio del denaro, che ha sostituito gli antichi valori inventandone di nuovi e manipolando desideri e bisogni del popolo attraverso i mezzi di comunicazione. I modelli di vita proposti da stampa, film e televisione, schiavi della pubblicità, indugiano in immagini e spettacoli che, lungi dallo stimolare l’intelligenza, mirano all’omologazione e alla sottomissione. Il cambiare corso alla politica, vagheggiato da Pasolini, non ha niente a che vedere con il concetto di populismo che stimola gli istinti più bassi del popolo per ottenere maggiori consensi. Qualunquismo, egoismo, narcisismo, mancanza totale di pietà e amore, incultura, non sono scomparsi. Il fascismo, nel suo aspetto peggiore, non è distrutto e ritorna sotto altre vesti. Non è ancora scomparso lo schiavista, il razzista, il conformista; colui che per raggiungere il suo scopo fa uso della violenza reale o mascherata, usando ogni mezzo lecito o illecito.
La storia ci insegna che la perfezione non esiste e che la lotta per la sopravvivenza appartiene all’istinto animale in ciascuno di noi.
Sperimentare il piacere in tutti i suoi aspetti è una conquista della civiltà. Limitarlo, trasformandolo in strumento di possesso, sopraffazione ed ingordigia, equivale a imbrattarlo e ucciderlo, impoverendo giorno dopo giorno corpo, mente e spirito.

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