Poesie

Non importa 
Non importa se ti parlo e non ascolti,
perché sordo tu non sei mai stato.
Non importa se ti cadono le cose
dalle mani che mi hanno accarezzato.
Non importa il carattere scontroso,
che difende la tua fragilità.
Ogni volta che esci dalla porta
mentre tieni, stretta, la mia mano
mi accompagni al treno del passato,
sui binari di una strada sconosciuta.
Io mi chiedo cosa sia questa paura,
del futuro non ce ne frega niente,
noi viviamo la gioia del presente. 
noi viaggiamo insieme in questo treno,
ascoltando la tua voce che racconta
la tua vita in una terra inesplorata 
tra frammenti di memoria cancellata.
E' una storia così meravigliosa,
così bella che l’inverno è primavera,
il tuo corpo tra parentesi si stende, 
e si lascia finalmente accarezzare.
Non mi importa se non trovi le parole, 
se sorridi per me le hai già trovate. 
Non importa quanto è lungo questo viaggio
Non importa quale sia la direzione.
Non importa se non avrò coraggio
di vedere quell’ultima stazione.

Ti Guardo
Ti guardo
disimparare quasi tutto quello che mi volevi insegnare 
i gesti accurati, gli sguardi diritti, 
le parole precise, il severo sostare.
Ti guardo
sciogliere le mani dai fili del fare sapiente, 
slegare le parole dalle cose
sperdere gli alfabeti della rabbia e del pudore, 
conciliarti con la pigrizia e con l'oblio,
con l'illusione che precede verità.
Ti guardo
rimanere tornata all'inizio, 
corpo respiro bisogno fiducia
che non ti tradirò

Peccati Capitali
Guardate cosa abbiamo fatto:
mura abbattute e costruite
ancora, segni di labile,
fragile, memoria storica.
Dominiamo le mura come
filo spinato sui deboli,
decidendo le nostre sorti,
aspettando che niente accada. 

E mura più alte erigono
poteri forti, logorati
da antichi vizi, disprezzando 
il valore della conquista,
generando l’incompetenza 
che non necessita al comando.
Alto il sole, che abbaglia tutti,
delimita le nostre ombre. 

Mura erette per non vedere,
per nascondere il senso della
vita, in fondo solo amore,
a pochi istanti di piacere.
Brevi scissioni temporali
che raccontano l’illusione
del possesso cieco, cercando
corpi straziati dalle menti.

Mura, mura, soltanto mura
per il castello principale,
reggia madre, superpotenza 
mai placa di bieca ingordigia
per ristabilire equilibri.
Come bimbi sull’arenile,
i loro castelli di sabbia
in attesa dell’alta marea.

Noi osserviamo e sorridiamo
come nulla fosse successo,
come domani non ci fosse
voglia di combattere l’onda:
non siamo noi su quel gommone,
non siamo profughi siriani.
Noi siamo balene spiaggiate
che hanno perso la ragione.

Basta con tutti questi arrivi.
Noi, padroni del primo mondo,
e voi del terzo figli ladri,
rubate nobili mestieri.
Tenete debita distanza
dal nostro pane quotidiano.
Tornate là, dove c’è guerra,
oltre le mura del silenzio.

Dio denaro, che imperi in terra,
dacci oggi nuovi crediti
e rendi gli altri debitori
di nuove mura del castello.
Botti piene per gli ubriachi
cortigiani della moneta,
condividendo dividendi,
dimenticando divisioni. 

Sette strade sono percorse
nel deserto della giustizia,
verso la fine del cancello,
dove logica naturale
l’albero dell’umana vita
dovrà trovare nuova linfa
che possa dare nutrimento
ad una nuova evoluzione.

Nebbia
I tuoi occhi
Il contrasto di colori 
tra il verde pallido
e l’azzurro sbiadito
Se mi allontano diventa grigio 
come la nebbia di Milano
quella nebbia fitta 
che non ti fa più vedere l'orizzonte 
accresce il rimpianto del passato, 
l’amarezza del presente.
Quanto è inutile
cercare all’esterno
la forza di un pensiero!
Tu non mi credi, 
avverto un silenzio che mi turba.
Vorrei trasformarmi 
in un sole che asciuga
le tue lacrime fino alla radice,
in uno zefiro primaverile,   
figlio dell’aurora
di un nuovo giorno.
Lo vedi adesso?
Questo è il tuo potere,
l’amore che puoi dare.


Il Corpo
Nato da sogni antichi
da fantasie raccolte
tra ulivi e gelsi
il corpo
non reca polvere
né sale di mare.
Ma i segni del passato
sospesi
a un tremito di ciglia
dicono un’ansia
solo per ciechi e sordi
indecifrabile


Alice
Ricordo il momento
in cui sono stato Dio.
Ricordo il fuoco
con cui ho creato,
ricordo l’aria
che mi faceva volare,
ricordo la terra
a cui mi aggrappavo,
ricordo l’acqua
che usciva dagli occhi.
Quando sei nata.


Temporale
Come un bambino
tremavo nel sogno
e poi ti ho sfiorato.
Sei tu nel mio letto.
L’uomo tranquillo
sicuro di sé
ritrova la pace.
E dormo di nuovo.
E sogno il vento.
Non soffio impetuoso
ma dolce carezza
che avvolge il tuo corpo.
E sogno il lampo.
Non luce accecante
ma fuoco divino
che accende il tuo viso.
E sogno la pioggia
che cade incessante
e allaga i miei occhi
di felicità.


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