CHAGALL. UNA RETROSPETTIVA

Chagall è stato un ebreo errante,
un uomo che ha attraversato confini e li ha superati, senza coordinate spazio-temporali, attraverso opere abitate dall’amore, dal dolore, dalla fede, verso l’universo delle emozioni.
I sentimenti si mescolano tra loro come colori sulla tela, sospesi tra sogno e realtà volano con gli innamorati e si contorcono nel mondo interiore dei contenuti della memoria, della speranza e della nostalgia.
I suoi primi disegni rappresentano i suoi cari e i paesaggi che osserva dalla finestra di casa.
Marc Chagall vuole diventare un pittore, sin da piccolo. I genitori assecondano il suo desiderio e sua madre lo accompagna nello studio di Jehuda Pen, il suo primo maestro.
Qui Chagall inizia studi sulla figuratività e sul cromatismo, primi elementi linguistici ed espressivi, poi quando sente di aver appreso tutto ciò che la scuola è in grado di offrigli, la lascia nel 1907 e si trasferisce a San Pietroburgo.
I grandi dipinti di questo periodo affrontano le tematiche del paesaggio cittadino e della ritrattistica. Si dedica ai nudi femminili, con i quali si avvicina all’espressionismo europeo, e conosce Bella Rosenfeld, sua futura sposa.
Nel 1910, grazie ad una borsa di studio conferitagli dal suo mecenate Max Vinaver, Chagall parte per un soggiorno di quattro anni a Parigi.
Chagall conosce i pittori cubisti e la scomposizione delle immagini, dal movimento dei Fauves ha appreso l’interesse verso il colore e la sua funzione emotiva. La sua rivoluzione del colore abbandona la tendenza al barocchismo e al contrasto e delimita lo spazio riservato ai toni scuri e terrei della pittura realista russa. Il suo sperimentalismo trae spunto dalle nuove avanguardie come il cubismo, l’espressionismo e il futurismo, ma è a se stante, muovendosi verso una pittura che possa rappresentare l’animo e la sua sfera emotiva.
L’arte di Chagall si trasforma nella forma ma non intacca i soggetti a lui cari, come la sua città lontana, l’amore per Bella, i personaggi frutto del connubio tra figure reali ed immaginarie del pittore. Inizia il ciclo degli amanti, che dipingerà in vari colori: blu, rosa, verde, grigio.
"Il suo colorito pallido. I suoi occhi. Come sono grandi, tondi e neri! Sono i miei occhi, la mia anima. Sentii che era lei la mia donna. Eppure è la prima volta che la vedo. Sono entrato in una casa nuova e non ne sono più uscito."

Gli Amanti in Blu 
1914 Tempera su carta incollata su cartone Collezione Privata 
La luce illumina il volto degli amanti. La passione ha il colore del buio della notte.
Nel 1914 a Berlino viene organizzata la sua prima personale, al termine della quale Chagall riparte per la Russia, dove si reca per il matrimonio della sorella e per riabbracciare Bella, che non vedeva da quattro anni.
Chagall sarebbe dovuto restare in Russia solo qualche mese. Ci resterà invece per  otto anni, fino al 1922. E’ in Russia quando scoppia la prima guerra mondiale e durante la rivoluzione d’ottobre. L’effetto della guerra è devastante: tutto ciò che Chagall aveva amato e conosciuto scompare, gli viene negato il ritorno a Parigi e tutti i dipinti che aveva presentato alla mostra nella galleria Der Sturm di Berlino vengono perduti.
Costretto ad una lunga permanenza a Vitebsk, Chagall dipinge paesaggi della sua terra e ritratti.
Nel 1915 viene celebrato il matrimonio tra Bella ed il pittore, che si trasferiscono in campagna.
Lo stile di questo periodo russo è diverso da quello parigino: i colori hanno tonalità più tenui e meno accese, il soggetto preferito abbraccia la sfera sentimentale. Il linguaggio pittorico si esprime nelle figure in primo piano e in tutti i particolari che abitano il quadro mentre al colore spetta il compito di spostare il soggetto nella dimensione emotiva. L’insieme è un susseguirsi di messaggi che Chagall sa trasmettere con eleganza e sensibilità straordinarie.
"Dovevo solo aprire la finestra della mia stanza e l’azzurro del cielo, l’amore e i fiori entravano con lei. Vestita solo di bianco e di nero, per molto tempo sembrò fluttuare tra i miei colori, sovrana dei miei pensieri."

Il Compleanno 
1949, The Museum of Modern Art, New York. Acquired through the Lillie P. Bliss Bequest
Su un pavimento rosso come la passione Chagall dipinge l’amore che fa volare. 
La contorsione per un bacio suggella il coronamento di un sogno: lui, figlio di un modesto commesso di un mercante di aringhe, sta per sposare Bella, giovane studentessa, erede di una famiglia proprietaria dei più lussuosi negozi di oreficeria di Vitebsk. 
I colori vivaci, il rosso, il verde, il blu e il giallo, trasmettono allegria e mescolano sogno e realtà. Nell’intimità della stanza ogni dettaglio è rappresentato con precisione ma è la felicità ad abitarla e a illuminarla. Il tempo ferma lo stupore di un bacio.
"Ti getti sulla tela, premi il colore dai tubetti e intingi i pennelli: il rosso, il nero, il bianco, il blu. E mi trascini nel torrente dei tuoi colori. A un tratto mi sollevi da terra e tu stesso prendi lo slancio. E tutt'e due lentamente ci solleviamo. E ci involiamo. Arriviamo alla finestra e vorremmo attraversarla. Fuori ci chiamano le nuvole e il cielo blu. I muri con tutti i miei scialli variopinti girano intorno a noi."
Bella Rosenfeld
La Passeggiata è un'opera di grandi dimensioni (170x163,2 cm) ed è evidente l’influenza cubista e del movimento dei fauves.

La Passeggiata 
1917‐1918, olio su tela, State Russian Museum, San Pietroburgo
La scomposizione in verde di Vibetsk rappresenta la quiete e l’armonia con la natura circostante ma nello stesso tempo uniforma il paesaggio in un qualcosa di secondario rispetto a un cielo bianco, luce pura che illumina l’amore e la felicità di Chagall. Lui stesso è la figura centrale del dipinto: la sua mano sinistra stringe quella di Bella, angelo e musa che lo solleva da terra e fa volare la sua fantasia, fra le dita della mano destra stringe le ali di un uccellino, simbolo di libertà assoluta.
La tovaglia rossa da picnic mi ricorda La Stanza rossa di Henri Matisse.
E’ la casa di Chagall, la sua dimensione interiore ed emotiva, che si alimenta come quel cavallo rappresentato sullo sfondo.
Dipingendo con i colori dell’anima ogni oggetto prende significato.
L’amore di una donna sta trasformando una vita precaria, come le case ammucchiate confusamente, in una felicità incontenibile in cui passione e libertà sono parte di questo amore assoluto.
L’amore è la cura per tutto: questa è la vera fede di Chagall.
La religione può solo avvicinarsi all’assoluta bellezza dell’amore, proprio come il rosa tenue di una chiesa, unico edificio di un colore diverso, che prende vita e si accende solo sulle vesti della sua amata. Dio è amore, e quella donna è come Dio sceso in terra.

Freude, schöner Götterfunken,
Tochter aus Elysium,
wir betreten feuertrunken,
himmlische, dein Heiligtum!
Deine Zauber binden wieder
was die Mode streng geteilt,
alle Menschen werden Brüder
wo dein sanfter Flügel weilt.

Wem der grosse Wurf gelungen,
eines Freundes Freund zu sein,
Wer ein holdes Weib errungen,
mische seinen Jubel ein!
Ja, wer auch nur eine Seele
sein nennt auf dem Erdenrund!
Und wer's nie gekonnt, der stehle
weinend sich aus diesem Bund.

Freude trinken alle Wesen
an den Brüsten der Natur;
alle Guten, alle Bösen
Folgen ihrer Rosenspur.
Küsse gab sie uns und Reben,
einen Freund, geprüft im Tod;
Wollust ward dem Wurm gegeben,
und der Cherub steht vor Gott.

Gioia, bella scintilla degli dèi,
figlia dell'Elisio,
ebbri e ardenti noi entriamo,
creatura celeste, nel tuo tempio!
I tuoi incantesimi tornano a legare
ciò che la moda ha severamente diviso;
tutti gli uomini sono fratelli
dove si posa la tua dolce ala.

Chi ha avuto la grande fortuna
di trovare un amico,
chi ha conquistato una leggiadra compagna,
si unisca alla folla nel giubilo!
Sì, chi anche una sola anima
possa dir sua nel mondo!
Chi invece non c’è riuscito, si allontani
in lacrime da questa compagnia.

Gioia bevono tutti gli esseri
dal seno della natura,
tutti i buoni, tutti i malvagi
seguono la sua scia di rose.
Baci ci ha offerto la natura, e viti,
e un amico a tutta prova;
voluttà fu concessa al verme,
e il cherubino è al cospetto di Dio.


La poesia di Schiller, che Ludwig Van Beethoven inserisce nel finale della nona sinfonia, sembra prendere forma nei colori di Chagall e dare voce e musica al suo inno di gioia, in una delle più belle dichiarazioni d’amore.
La vita in Russia è dura e avara di soddisfazioni.
Chagall per sopravvivere deve lavorare ed evitare la leva obbligatoria, che l’avrebbe condotto al fronte.
Fortunatamente trova occupazione presso il ministero della guerra, grazie all’intervento del cognato.
Con la rivoluzione d’ottobre il mondo sociale e culturale della Russia è sconvolto e tutti i canoni sociali dell’impero zarista crollano con la famiglia reale.
La rivoluzione comunista accentua il rinnovamento culturale, gli ebrei divengono cittadini dotati del medesimo status degli altri russi, e possono ambire ad un’istruzione ed una cultura prima negate.
A Chagall viene proposto un incarico nel Ministero della cultura, ma egli rifiuta, accettando invece nel 1918 la nomina a commissario per le Belle Arti.
Inizia a dedicarsi al teatro e alle scenografie: nel 1919 realizza studi e schizzi per le scene di opere di Gogol, successivamente realizza vere e proprie scenografie e disegna costumi di scena.
Chagall è attratto dal teatro che esprime contemporaneamente ogni forma artistica.
Riesce ad ottenere il permesso di lasciare la Russia e parte per Berlino, dove soggiornerà dal 1922 al 1923, esercitandosi nella tecnica dell’incisione e terminando la stesura della sua prima autobiografia, La mia Vita, che aveva cominciato a scrivere nel 1915.
Alla fine dell’estate, grazie a una commessa ricevuta dal mercante d’arte Ambroise Vollard per illustrare con acqueforti numerose opere, Chagall, Bella e la figlia Ida riescono ad ottenere il visto per la Francia.
In questo periodo (1923-1926) lavora sui testi di Le anime morte di Gogol’ (1924-1925) e le Favole di La Fontaine (1926-1928).
La vita e la morte, l’amore e la follia: tutta l’esistenza umana prende vita in opere come i “Due Piccioni”, “La volpe e l’uva”, “Il lupo e la cicogna”.

L’aquila e lo scarabeo 
1926, Gouache su carta incollata su pannello in legno, Collezione Privata 
Sembra un compito difficile per Chagall. 
Le sue gouaches avrebbero subito il confronto con le celebri litografie di Dorè. 
Ma i colori densi e intensi di Chagall e il suo linguaggio onirico sono il connubio ideale per le metafore ispirate dai grandi classici (Esopo, Fedro, il Pañcatantra dei due sciacalli Kalila e Dimna) che caratterizzano le fiabe di La Fontaine. 
Tra il 1926 e il 1927 le tre mostre di Berlino, Bruxelles e Parigi dedicate agli  animali delle fiabe di La Fontaine riscuotono un grande successo.
In quel periodo nasce il movimento surrealista.
Andrè Breton, teorico del movimento e autore nel 1924 del manifesto del surrealismo, rimane colpito da molte opere di Chagall che riflettono gli obiettivi artistici dei surrealisti.

Nudo sopra Vitebsk 
1933, olio su tela, Collezione Privata
Breton chiede a Chagall di sottoscrivere il manifesto, ma Chagall rifiuta: per quanto la sua pittura arrivi ai medesimi obiettivi, il surrealismo è ricerca intellettuale e rappresentazione di un automatismo psichico, non la raffigurazione di un mondo interiore e i contenuti della memoria, del sogno e della nostalgia. I quadri di Chagall richiamano la sua terra e la sua donna, in un universo in cui si avvertono le sue emozioni. 
La fede ebraica porta Chagall ad un dialogo interiore.
Nel 1930 inizia le illustrazioni della Bibbia e l’anno successivo, mentre esce la sua autobiografia tradotta in francese da Andre Salmon, Chagall e la sua famiglia partono per la Palestina, invitati dal sindaco di Tel Aviv ad assistere alla posa della prima pietra del museo di Haifa.
Giunto a Gerusalemme, Chagall dipingerà panorami della città santa.
Nel 1933, mentre in Germania vengono bruciati i suoi dipinti perché opere di un ebreo, a Basilea vengono esposte le opere di Chagall in una grande retrospettiva.
L’avvento del nazismo porta Chagall a riprendere il dipinto La Caduta dell’Angelo.
Nel 1935 visita Vilnius, allora territorio polacco, per l’inaugurazione del centro culturale ebraico. E’ un viaggio che segna Chagall, che avverte sempre più il pericolo incombente sul mondo ebraico. 
Solo nel 1937, grazie all’intervento di Jean Paulhan, direttore della Nouvelle Revue Française, vede finalmente accolta la sua richiesta di cittadinanza francese mentre in Germania il regime nazista dichiara arte degenerata tre sue opere custodite nei musei tedeschi.
Nel 1939 Chagall e la sua famiglia lasciano Parigi per la Loira. 
Successivamente, dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, si sposta in Provenza, ma a causa delle leggi razziali è costretto ad abbandonare la Francia. 
Passando dalla Spagna e dal Portogallo, nel 1941, su invito del M.o.M.A. di New York, parte con la famiglia e le sue opere per gli Stati Uniti. 
Tra il 1942 e il 1944 si reca in Messico e realizza scene e costumi per il balletto Aleko di Tchaikovsky.
Le tragiche notizie sullo sterminio degli ebrei gli ispirano una serie di quadri sulla guerra.
Nel 1944, colpita da un’infezione virale, Bella si spegne in un brevissimo arco di tempo.
"Per me tutto si ricoprì di tenebre. Né la morte di mia madre, né la morte di mio padre mi avevano scosso nello stesso modo. Non avevo la forza di darmi la morte. Lei non era più con me. Mi sembrava che una sorta di angelo, rosso oppure pallido come la morte, la portasse via con se, insieme ai quadri della mia gioventù, dove lei era raffigurata. I quadri che era come se lei stessa avesse generato, e che insieme con me avevano cambiato la sua breve vita. Come potevo vivere ancora? Mi erano tutti estranei, nessuno che potesse consolarmi. Chi avrebbe pensato a lei? Chi si sarebbe preoccupato dei suoi libri? Chi avrebbe dipinto la sua immagine sui quadri, chi avrebbe ricordato questa fidanzata di Vitebsk? Tutta New York mi pareva una nube di afflizione, che mi occultava il mondo intero, la gente, gli amici e il senso stesso della vita. Mi sembrava che nei loro discorsi, nella cappella, al funerale, Maritain e il rabbino Stefan Ves mi compiangessero."
Distrutto, rivolge le sue tele verso il muro, abbandona la pittura, il mondo. Dopo un anno di inattività forzata, entra in una nuova dimensione pittorica, dove passato e ricordo fanno spazio a una realtà parallela in cui trova posto tutto ciò che non è più del mondo. La guerra finisce. Nel 1946 si reca a Parigi, ma tornerà subito negli Stati Uniti richiamato dai suoi impegni. Qui conosce Virginia Haggart McNeil, dalla quale avrà il figlio David, e con la quale vivrà per i successivi sette anni. L’amore è come una speranza che prende vita nei soggetti trattati dal pittore.

La Caduta dell'angelo 
1923-1933-1947, olio su tela di lino, Kunstmuseum, Basilea, deposito da collezione privata
La caduta dell’angelo è uno dei quadri più importanti per lo stesso Chagall. 
Iniziato nel 1923 e poi abbandonato, ripreso nel 1933 quando avvertendo il dramma del popolo ebraico dipinge il rosso sangue ed il rabbino che protegge il rotolo contenente la Torah, mentre il caprone -simbolo del male- suona la sua musica serrando tra le fauci un violino, è terminato nel 1947 con un candelabro, posto avanti al Cristo in croce e alla Madonna con bambino.
Ecco la luce della speranza, una luce diversa da quella espressa dall’innaturale fusione di sole e luna rappresentata con gli stessi colori del caprone.
Anche le commissioni ricevute per lavori per il teatro lo aiutarono a riprendere l’attività.
Chagall idea scene e costumi per L’Uccello di fuoco di Stravinskij e nello stesso anno organizza la mostra antologica al Museum of Modern Art di New York.

Resurrezione in riva al fiume 
1947, olio su tela originale, Collezione Privata
Resurrezione in riva al fiume rappresenta al meglio la rinascita dello stesso Chagall.
Il rosso del sangue e del fuoco è spezzato in una diagonale che separa il male e il bene.
I fiori che Bella non faceva mancare sul tavolo dello studio sono offerti dall’anima-fantasma al Cristo in croce che attraversa la tela sotto gli occhi di diabolica rabbia del pittore, e quest’ultimo deve volgere lo sguardo al suo lavoro per ritrovare se stesso.
In Europa Chagall è atteso da un fittissimo calendario di eventi, mostre, esposizioni che lo conducono dalla Gran Bretagna all’Italia, dall’Olanda alla Svizzera.

Il Guanto Nero
1923-1948 olio su tela, collezione privata 
Il Guanto Nero si ricollega ad uno dei primi ritratti della moglie, Bella con i guanti neri del 1909. Il quadro è premonitore. Bella è sempre nei suoi pensieri, con Virginia non potrà mai costruire un uguale rapporto. La relazione ha termine e Chagall nel 1950 si stabilisce definitivamente nel sud della Francia, a Vence. Il pittore incontra un’altra donna, Valentina Brodskij, di cui si innamora.
Con Vavà nasce un rapporto intimo, profondo, sorretto dalle comuni origini russe e dalla fede ebraica.
I due si sposano il 12 luglio 1952.
Nel corso degli anni Cinquanta Chagall diversifica la propria arte e sperimenta tecniche nuove.
Si dedica a pittura e scultura in ceramica, ancora di più al teatro e alla musica.
La pittura raggiunge nuovi picchi espressivi sia nel soggetto che nello stile pittorico, i colori acquistano leggerezza e creano un’atmosfera gioiosa e vitale.
Gli vengono commissionate le illustrazioni per l’opera Dafni e Cloe, che Chagall esegue traendo ispirazione dalla Grecia e dal Mediterraneo che visiterà più volte.
In Europa (Torino, Basilea, Berna, Bruxelles, Amburgo, Monaco, Parigi) si allestiscono numerose mostre dedicate alle sue opere.  
Chagall comincia nel 1955 la serie dei dipinti “murali” del Messaggio biblico, che porterà a termine nel 1966.
Successivamente esegue i primi mosaici, idea le scene e i costumi per il balletto Dafni e Cloe per l’Opéra di Parigi e nel 1959 esegue alcune vetrate per la cattedrale gotica di Metz.
Porta inoltre a termine alcuni dipinti iniziati precedentemente.

La fidanzata dal viso blu
1932‐1960, olio su tela originale, Collezione Privata

Il circo rosso
1956‐1960, olio su tela originale, Collezione Privata
Nel 1960, esegue le vetrate per la cattedrale di Metz, successivamente quelle della sinagoga dell'ospedale Hadassah Ein Kerem di Gerusalemme. 
Nel 1963, disegna e segue la manifattura per i primi arazzi, che decorano la sala del Parlamento d’Israele, a Tel Aviv. Sempre nel 1963 Chagall inizia ad eseguire numerose serie di bozzetti preparatori per il progetto di decorazione del soffitto del teatro dell’Opéra Garnier di Parigi, inaugurato nel 1964.
"Il mio soffitto era il mazzo di fiori, il mio mazzo di fiori, il nostro mazzo di fiori, il mazzo di fiori della società intera per Garnier, per Parigi, per la giovinezza e l’amore, per il mondo. Sulla stampa e per radio, alcuni critici parigini si dimostrarono astiosi. E forse, sono astiosi ancora adesso. Persino alcuni artisti si dimostrarono un po’ astiosi e cavillosi, spinti da quel che provavano. Tuttavia era stata una tale gentilezza, da parte del direttore dell’Opera, chiedere all’orchestra di suonare appunto Mozart, il giorno in cui veniva inaugurato il mio soffitto. E quasi per rispondere a tutti i critici, fu eseguito il balletto Dafni e Cloe con le mie scenografie."
Chagall lascia Vence per trasferirsi a Saint-Paul-de-Vence.
Inizia gli studi per l’esecuzione dei due dipinti monumentali commissionati dal Metropolitan Opera di New York, e nello stesso periodo lavora alle scene e ai costumi per Il flauto magico.

Il trionfo della musica
Maquette per il murale Metropolitan Opera, Lincoln Art Center, New York
1966, tempera, gouache e collage su carta, Collezione Privata
Dalla fine degli anni Sessanta alla fine dei Settanta Chagall riprende a lavorare sui soggetti religiosi.

Davanti al quadro
1968, olio su tela, Saint Paul de Vence, Fondation Marguerite et Aimé Maeght
E come un Cristo sono crocifisso
fissato con chiodi al cavalletto
ancora un tocco di colore nero
E questo mi preoccupa
Un lenzuolo funebre
Erba disseccata
Chagall continua a impegnarsi su diversi fronti dell’arte, dall’incisione al mosaico, dalla vetrata agli arazzi, dalla pittura alla scultura. I soggetti tornano dal passato e abbracciano il presente. 
L’amore è il soggetto preferito, è un amore totale che riunisce Bella e Vavà, Vitebsk e Parigi, il violinista e gli altri musicisti, il rabbino e Cristo, gli uomini e le donne, gli animali e la natura, la realtà e il sogno. E se stesso.
"Non sono né Michelangelo, né Mozart, né Haydn o Goya, ma semplicemente un certo Chagall di Vitebsk, e non ho nessuna voglia di imporre agli altri la mia biografia. Non sono pochi i nemici che ho fra la gente; e forse sono io stesso il mio nemico?"

Don Chisciotte
1974, olio su tela, Collezione Privata
Mi sembra di vedere un Don Chisciotte alla ricerca di un ideale, come un pagliaccio geniale che ha pianto e sognato dell’amore umano.
6 luglio 1887, Vitebsk, Bielorussia
28 marzo 1985, Saint-Paul-de-Vence, Francia

Commenti

Post più popolari